Titolo e data: An unconventional Love Story 3/24
Autore:
dio_niso
Fandom: Batman: TDKR
Personaggi: John Blake, Bane
Paring: Bane/Blake
Scrittore: John Blake
Genere: missing moment, slash, relazione stabile, raccolta, flashfic, what if?
Rating: verde
Word: 1042 parole fidipa
Prompt: Sorriso per la 24Days di
365days_fic, partecipa al Decamemanicomeron di
365days_fic
Disclaimer: Batman ed i suio personaggi non mi appartengono e con questi scritti non ci guadagno nulla.
Note: non è stato betato da nessuno ed è probabilissimo che sia piena di errori ç___ç
Quando John entra in casa c'è solo il silenzio ad accoglierlo. Nessuna televisione accesa su stupide telenovelas ("Davvero Bane?" gli aveva detto la prima volta che se ne era accorto e Bane si era semplicemente limitato a scrollare le spalle) e nessun rumore in cucina ad indicare che la cena è quasi pronta.
Con aria sospetta mista ad ansia, John poggia le chiavi sul primo mobiletto che gli capita a tiro e chiama Bane.
Quando non gli arriva alcun tipo di risposta, però, si affretta a fare il giro dell'appartamento per controllare se almeno Bane è in casa. Che sia uscito? si chiede, ma subito accantona l'idea... Bane sa bene che Gotham cerca ancora il suo cadavere ed uscire a fare una passeggiata sarebbe davvero un'idea stupida e Bane è tutto fuorchè stupido.
La luce in bagno è accesa e John lo chiama di nuovo ma anche questa volta nessuna risposta arriva, così apre la porta della stanza ed entra. Bane si è adddormentato nella vasca da bagno e ha la testa appoggiata su un asciugamano, le braccia sui bordi e le gambe piegate (troppo lunghe per quella vasca).
L'acqua é così calda che ha riempito il bagno di vapore ed appannato tutti i vetri e John si sbottona la divisa per respirare meglio.
Il volto di Bane è mezzo girato verso il muro e dalla sua posizione John riesce a vedere perfettamente la cicatrice che copre la sua guancia sinistra e che continua sul collo e poi sulla schiena.
Ha tolto la maschera che ora giace appoggiata sul mobiletto del lavandino. Non dovrebbe esserne così sorpreso, più di una volta Bane ha tolto la maschera in sua presenza, ma in uno strano modo la consapevolezza che Bane si senta così al sicuro in questa casa lo scalda dentro. E' una sensazione piacevole e al tempo stesso bizzarra, mai avrebbe detto che una cosa del genere fosse possibile.
John si avvicina alla vasca e si siede sul bordo mentre allunga una mano per carezzare il volto del suo amante.
Come un flashback ricorda la prima volta che ciò gli è stato possibile.
La città si stava riprendendo lentamente dopo i cinque mesi di terrore che si erano conclusi con la morte di Batman.
John davvero non aveva idea del perché non si trovasse lì fuori con i suoi colleghi, i suoi fratelli in armi, ed aiutare la città per cui aveva lottato a ricostruirsi.
John pretendeva di non sapere, o meglio, fingeva che il motivo di tale scelta gli fosse precluso, eppure lo stava guardando proprio in quel momento mentre con difficoltà cercava di rimettersi in piedi.
Bane era un ragazzone grande e grosso e, a quanto pare, un motivo più che valido per accantonare momentaneamente Gotham dalla sua vita.
Le ferite che Bane aveva riportato dopo la battaglia finale erano molto gravi. Aveva tagli profondi sul petto che si stavano infettando ed una seria difficoltà a respirare a causa dei danni che Batman aveva fatto alla maschera.
John non aveva alcuna conoscenza medica ed il fatto che Bane si rifiutasse categoricamente di rimuovere la maschera dal volto non faceva che peggiorare la situazione. John odiava esser posto sotto pressione, faticava sempre a ragionare con lucidità.
Una volta trascinato quel gigante sul divano del suo appartamento, la prima cosa che bisognava fare era fermare il sangue dei tagli sul petto.
Aiutandosi con dei libri di medicina che aveva rubato dalla biblioteca, John era riuscito a ricucirle (non senza problemi) e ad arginare il pericolo di un'infezione. Ma per la maschera non c'era davvero nulla che John potesse fare e spesso, sopratutto durante la notte, il respiro rotto ed ansante di Bane amplificato e contorto dalla maschera, lo teneva sveglio con la paura che potesse morire da un momento all'altro.
Gli ci vollero 5 giorni ed un'infinità di minacce per convincere l'altro a rimuovere la maschera, anche solo per vedere se ci fosse qualcosa che potesse fare per aggiustarla.
Bane era teso ed a tratti spaventato, e questo più qualsiasi cosa fu ciò che preoccupò John. Cosa poteva spaventare tanto un uomo che era capace di uccidere a mani nude?
John non distolse lo sguardo da quello dell'altro mentre questi rimuoveva una ad una le fibbie che tenevano su la maschera. Sentendo che quello era un momento importante per l'altro, pur non capendone il motivo, John lo aiutò a rimuoverla dal viso e poggiarla sul tavolo, poi alzò lo sguardo per vedere ciò che quella maschera nascondeva.
C'era una lunga cicatrice che sfregiava il volto sulla guancia sinistra, in cui la pelle era tirata e raggrinzita e incredibilmente arrossata rispetto al resto del viso.
Intorno alla bocca, poi, c'erano i segni di molte punture che rosse e violacee creavano uno strano contrasto con la cicatrice sulla guancia.
Continuando la sua analisi passò a guardare le labbra che erano rosse e piene e John pensò subito a quanto dovessero essere morbide.
Il naso era leggermente storto, ma nel complesso andava bene su quel viso che John vedeva davvero per la prima volta.
Se non avesse avuto quelle cicatrici John era sicuro che Bane sarebbe stato davvero un bell'uomo.
Incontrando nuovamente lo sguardo dell'altro che non aveva smesso un secondo di fissarlo, John gli diede un piccolo sorriso di inoraggiamento. Era chiaro ormai che ciò che spaventava tanto Bane era la reazione che John avrebbe avuto guardando le sue cicatrici.
Non c'è nulla di cui aver paura John voleva dire con quel sorriso e forse Bane lo capì perché si rilassò un po' e riprese a respirare - con sommo piacere di John - senza problemi.
"Non puoi toglierla e basta?"
Se non aveva problemi a respirare e l'unico motivo per cui portava la maschera era per nascondere le sue cicatrici, allora poteva farne a meno giusto?
"Il dolore."
"Il dolore?" John tornò a guardare la maschera e vide che lì dove dovevano trovarsi le labbra c'erano tanti piccoli aghi. Erano quelli che avevano creato tutti quei segni intorno alla bocca di Bane, ma perché?
"La cicatrice che vedi sulla mia schiena mi provaca dolori inimmaginabili che mi lasciano paralizzato ed in agonia. La maschera mi aiuta con il dolore."
Morfina. Gli aghi gli iniettano costantemente morfina.
Quando John realizzò questo guardò nuovamente verso Bane e ciò che lesse in quegli occhi tanto chiari e belli fu consapevolezza. Bane era in costante agonia.
"Sempre?"
"Sempre."
Il primo sorriso che Bane gli regalò fu il più triste che John avesse mai visto.
Autore:

Fandom: Batman: TDKR
Personaggi: John Blake, Bane
Paring: Bane/Blake
Scrittore: John Blake
Genere: missing moment, slash, relazione stabile, raccolta, flashfic, what if?
Rating: verde
Word: 1042 parole fidipa
Prompt: Sorriso per la 24Days di


Disclaimer: Batman ed i suio personaggi non mi appartengono e con questi scritti non ci guadagno nulla.
Note: non è stato betato da nessuno ed è probabilissimo che sia piena di errori ç___ç
An Uncoventional Love Story
Quando John entra in casa c'è solo il silenzio ad accoglierlo. Nessuna televisione accesa su stupide telenovelas ("Davvero Bane?" gli aveva detto la prima volta che se ne era accorto e Bane si era semplicemente limitato a scrollare le spalle) e nessun rumore in cucina ad indicare che la cena è quasi pronta.
Con aria sospetta mista ad ansia, John poggia le chiavi sul primo mobiletto che gli capita a tiro e chiama Bane.
Quando non gli arriva alcun tipo di risposta, però, si affretta a fare il giro dell'appartamento per controllare se almeno Bane è in casa. Che sia uscito? si chiede, ma subito accantona l'idea... Bane sa bene che Gotham cerca ancora il suo cadavere ed uscire a fare una passeggiata sarebbe davvero un'idea stupida e Bane è tutto fuorchè stupido.
La luce in bagno è accesa e John lo chiama di nuovo ma anche questa volta nessuna risposta arriva, così apre la porta della stanza ed entra. Bane si è adddormentato nella vasca da bagno e ha la testa appoggiata su un asciugamano, le braccia sui bordi e le gambe piegate (troppo lunghe per quella vasca).
L'acqua é così calda che ha riempito il bagno di vapore ed appannato tutti i vetri e John si sbottona la divisa per respirare meglio.
Il volto di Bane è mezzo girato verso il muro e dalla sua posizione John riesce a vedere perfettamente la cicatrice che copre la sua guancia sinistra e che continua sul collo e poi sulla schiena.
Ha tolto la maschera che ora giace appoggiata sul mobiletto del lavandino. Non dovrebbe esserne così sorpreso, più di una volta Bane ha tolto la maschera in sua presenza, ma in uno strano modo la consapevolezza che Bane si senta così al sicuro in questa casa lo scalda dentro. E' una sensazione piacevole e al tempo stesso bizzarra, mai avrebbe detto che una cosa del genere fosse possibile.
John si avvicina alla vasca e si siede sul bordo mentre allunga una mano per carezzare il volto del suo amante.
Come un flashback ricorda la prima volta che ciò gli è stato possibile.
La città si stava riprendendo lentamente dopo i cinque mesi di terrore che si erano conclusi con la morte di Batman.
John davvero non aveva idea del perché non si trovasse lì fuori con i suoi colleghi, i suoi fratelli in armi, ed aiutare la città per cui aveva lottato a ricostruirsi.
John pretendeva di non sapere, o meglio, fingeva che il motivo di tale scelta gli fosse precluso, eppure lo stava guardando proprio in quel momento mentre con difficoltà cercava di rimettersi in piedi.
Bane era un ragazzone grande e grosso e, a quanto pare, un motivo più che valido per accantonare momentaneamente Gotham dalla sua vita.
Le ferite che Bane aveva riportato dopo la battaglia finale erano molto gravi. Aveva tagli profondi sul petto che si stavano infettando ed una seria difficoltà a respirare a causa dei danni che Batman aveva fatto alla maschera.
John non aveva alcuna conoscenza medica ed il fatto che Bane si rifiutasse categoricamente di rimuovere la maschera dal volto non faceva che peggiorare la situazione. John odiava esser posto sotto pressione, faticava sempre a ragionare con lucidità.
Una volta trascinato quel gigante sul divano del suo appartamento, la prima cosa che bisognava fare era fermare il sangue dei tagli sul petto.
Aiutandosi con dei libri di medicina che aveva rubato dalla biblioteca, John era riuscito a ricucirle (non senza problemi) e ad arginare il pericolo di un'infezione. Ma per la maschera non c'era davvero nulla che John potesse fare e spesso, sopratutto durante la notte, il respiro rotto ed ansante di Bane amplificato e contorto dalla maschera, lo teneva sveglio con la paura che potesse morire da un momento all'altro.
Gli ci vollero 5 giorni ed un'infinità di minacce per convincere l'altro a rimuovere la maschera, anche solo per vedere se ci fosse qualcosa che potesse fare per aggiustarla.
Bane era teso ed a tratti spaventato, e questo più qualsiasi cosa fu ciò che preoccupò John. Cosa poteva spaventare tanto un uomo che era capace di uccidere a mani nude?
John non distolse lo sguardo da quello dell'altro mentre questi rimuoveva una ad una le fibbie che tenevano su la maschera. Sentendo che quello era un momento importante per l'altro, pur non capendone il motivo, John lo aiutò a rimuoverla dal viso e poggiarla sul tavolo, poi alzò lo sguardo per vedere ciò che quella maschera nascondeva.
C'era una lunga cicatrice che sfregiava il volto sulla guancia sinistra, in cui la pelle era tirata e raggrinzita e incredibilmente arrossata rispetto al resto del viso.
Intorno alla bocca, poi, c'erano i segni di molte punture che rosse e violacee creavano uno strano contrasto con la cicatrice sulla guancia.
Continuando la sua analisi passò a guardare le labbra che erano rosse e piene e John pensò subito a quanto dovessero essere morbide.
Il naso era leggermente storto, ma nel complesso andava bene su quel viso che John vedeva davvero per la prima volta.
Se non avesse avuto quelle cicatrici John era sicuro che Bane sarebbe stato davvero un bell'uomo.
Incontrando nuovamente lo sguardo dell'altro che non aveva smesso un secondo di fissarlo, John gli diede un piccolo sorriso di inoraggiamento. Era chiaro ormai che ciò che spaventava tanto Bane era la reazione che John avrebbe avuto guardando le sue cicatrici.
Non c'è nulla di cui aver paura John voleva dire con quel sorriso e forse Bane lo capì perché si rilassò un po' e riprese a respirare - con sommo piacere di John - senza problemi.
"Non puoi toglierla e basta?"
Se non aveva problemi a respirare e l'unico motivo per cui portava la maschera era per nascondere le sue cicatrici, allora poteva farne a meno giusto?
"Il dolore."
"Il dolore?" John tornò a guardare la maschera e vide che lì dove dovevano trovarsi le labbra c'erano tanti piccoli aghi. Erano quelli che avevano creato tutti quei segni intorno alla bocca di Bane, ma perché?
"La cicatrice che vedi sulla mia schiena mi provaca dolori inimmaginabili che mi lasciano paralizzato ed in agonia. La maschera mi aiuta con il dolore."
Morfina. Gli aghi gli iniettano costantemente morfina.
Quando John realizzò questo guardò nuovamente verso Bane e ciò che lesse in quegli occhi tanto chiari e belli fu consapevolezza. Bane era in costante agonia.
"Sempre?"
"Sempre."
Il primo sorriso che Bane gli regalò fu il più triste che John avesse mai visto.
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